Nuovi Abiti, Nuova Vita? L'importanza del Riuso.

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consumismo

/con·su·mì·ṣmo/
sostantivo maschile
    Atteggiamento volto al soddisfacimento indiscriminato di bisogni non essenziali, alieno da ideali, programmi, propositi, tipico della civiltà dei consumi.


Questo articolo è dedicato a questioni essenziali, è ispirato da ideali, vorrebbe tentare di ispirare programmi, propositi per qualsiasi tipo di 'civiltà'.
Prendiamo in esame il primo punto esposto nell'introduzione: questioni essenziali.
Vestirsi, più o meno da circa 2,5 milioni di anni a questa parte (data imprecisata che possiamo far risalire al Paleolitico, nel quale vi sono le prime apparizioni di indumenti a cui possiamo attribuire il nome di 'vestiti') , è diventata una necessità di primaria importanza per il genere umano.
Da quell'epoca possiamo immaginare che l'umanità abbia prodotto quantità abnormi di vestiti, con materiali più o meno comodi, per gli usi più disparati.
Ora, però,siamo nel 2017 e ogni anno, in barba al fatto che dal paleolitico l'uomo ha fatto passi da gigante nei confronti di questo problema, si ripresenta puntuale come un orologio il problema del doversi vestire.
Il tempo passa e la piaga biblica del trovare un indumento che soddisfi le nostre ideali immagini di noi stessi ci assilla, vaga nelle nostre menti e di conseguenza le nostre menti ci ordinano di vagare per molti negozi, siti web, centri commerciali per poter realizzare il nostro più profondo desiderio di coprirci nell'esatto modo in cui vorremmo.
Ma noi abbiamo detto 'basta!' a tale circolo vizioso!
Come delle vere 'Alternative' abbiamo cercato e voluto cercare delle alternative.

Le ragioni che ci hanno portato su questa strada sono molte, ma in particolar modo vorremmo ricordarne alcune:

1. Siamo delle abbraccia-alberi incallite e siamo consapevoli che l'industria consumistica del tessile (oltre ad avere pesanti costi sociali, di sfruttamento del lavoro minorile e non) è la seconda industria più inquinante al mondo dopo il settore petrolifero.
Negli ultimi vent'anni l'industria tessile, seguendo il modello consumistico, si è interessata al fenomeno del 'fast fashion', ovvero produrre sempre più vestiti, con una frequenza sempre maggiore, a costi sempre più ridotti.
Per abbattere i costi la produzione dei vestiti viene delocalizzata in paesi in via di sviluppo (Cambogia, Vietnam, India, Cina, solo per citare alcuni esempi) senza tenere conto di nessun limite ambientale.
Per produrre la fibra tessile (per esempio la pianta del cotone) più velocemente vengono usati ingenti dosi di pesticidi e le acque tossiche che vengono usate per il trattamento o la tintura dei prodotti vengono sversate direttamente nell'ambiente, nei fiumi, nelle coltivazioni che a loro volta danno da mangiare alla popolazione locale e a noi (in quanto moltissima frutta e verdura viene importata dall'estero); in pratica nelle nostre tavole vi è il rischio che arrivi veleno.






2. La politica del 'Fast Fashion' sfrutta il malcontento delle persone: sei senza un lavoro stabile? Sei frustrato\a perchè non riesci a guadagnare abbastanza per permetterti una casa? Hai finito gli studi e ti sei accorto\a di aver sbagliato tutto e vorresti ricominciare tutto da zero, ma non hai ne tempo ne soldi? Beh, puoi affogare il tuo malcontento comprando fantastiche magliette all'ultima moda a soli 5 euro e sembrare veramente più figo! Chiunque riesce a spendere 5 euro! Pure tu che sei un poveraccio!

3. Inoltre quei 5 euro spesi ti regaleranno l'effimera ebrezza di dimenticare i tuoi problemi per un attimo, perchè, ehi! Ora hai una bellissima maglietta nuova, comprata ad un prezzo ridicolo, esattamente come piace a te, o esattamente come quella che hai visto indossare dal bellissimo\a modello\a in vetrina!
Tutto è così bello ed esaltante!
Ma dopo quei pochi attimi passati a cuor leggero i problemi torneranno, saranno più pesanti da sopportare e quella sola maglietta non basterà più.


Come cercare una soluzione a tutte queste vagonate di desolazione?
Dal canto nostro possiamo dire che siamo state (e forse siamo ancora) vittime e allo stesso tempo artefici della pratica consumistica, lo ammettiamo, anche noi abbiamo comprato fantastiche magliette a 5 euro per affogare i nostri malcontenti.
Ma ora pensiamo di aver trovato un modo per prendere due piccioni con una fava e risolvere la faccenda senza per forza sfruttare bambini vietnamiti, inquinare il Gange e avvelenare i pompelmi.
Ci piace chiamarla 'Slow Fashion', cioè una moda lenta.
Come i bradipi.
Chi non vorrebbe essere un bradipo?

La nostra proposta si articola in due principali canali:

1. COMPRARE VESTITI USATI.

Noi compriamo e vendiamo all'usato un sacco di vestiti. Questo permette non solo di avere la possibilità di comprare vestiti diversi senza incrementare il sistema consumistico, ma ci permette di non buttare nella spazzatura vestiti ancora utilizzabili e magari guadagnarci pure qualcosa! La soluzione della compravendita dell'usato permette di non incentivare un mercato poco attento alla problematica ambientale e di dare uno scossone ad un sistema che per aumentare i profitti cerca di risparmiare sulla sicurezza ambientale e sulla salute dei lavoratori (e anche la nostra).









2. ORGANIZZARE 'SWAP PARTY'.
Siete tristi e infelici delle vostre vite, e siete pure poveri e quindi non avete i soldi per uscire a fare bisboccia?
Allora organizzate un fantastico 'swap party'!
Prendete una stanza (va bene pure camera vostra) preparate tè e biscottini, invitate i vostri amici dicendo di portare vestiti\scarpe\borse\qualsiasi cosa che non usano più, che siano in buone condizioni e di cui vorrebbero sbarazzarsi e organizzate un interscambio di qualsiasi cosa GRATIS.
E oltre ad essere GRATIS vi possiamo assicurare che l'umore migliorerà, in quanto potrete sfogarvi con i vostri amici sui vostri problemi esistenziali e scoprire che infondo non siete poi così soli.
Ma in compenso potrete ricevere vestiti\scarpe\abiti GRATIS.
E mangiare ingenti quantità di tè e biscottini in compagnia.




Per questi motivi per noi vere 'Alternative' è importante cercare di cambiare le nostre abitudini.
Per noi, per voi, e per gli alberi che ci piace tanto abbracciare.
Crediamo di poter cambiare il mondo?
No, pensiamo solamente di migliorare le nostre piccole esistenze, sentendoci in qualche modo meglio con noi stesse. Lo trovate davvero così sbagliato?

Per concludere vi riportiamo una definizione che, opposta a quella che trovata all'inizio, ci sembra più carina:

riuso
Il riuso va inteso come un'alternativa al concetto dell'usa e getta. Esso si attua quando le funzioni per cui è stato creato l'oggetto sono riviste alla luce di un suo nuovo ed originale utilizzo.

Tra i vantaggi noti del riuso abbiamo:
  • Risparmi nell'acquisto di materie prime,
  • risparmi nello stoccaggio dei rifiuti,
  • risparmi energetico per la produzione del sostituto e
  • risparmi per il conferimento e smaltimento in discarica,
  • emersione di quote di lavoratori oggi marginalizzati .
Il riuso può anche essere sfruttato a scopi di tipo terapeutico/riabilitativo.
Il riuso sposta lo sviluppo e la crescita su settori che non aumentano l'incremento delle merci, senza negare lo sviluppo.
Il riuso permette di creare strutture abitative o complementi di arredo a costi contenuti per le persone più bisognose. (fonte: wikipedia)




Non perdetevi i prossimi articoli sulle molte altre sfaccettature del riuso!
A presto!
Scar.







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